RICERCA AVANZATA

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INTERVENTI ANTISISMICI Quando e quali interventi attuare

Quando e quali interventi attuare

I recenti eventi sismici che hanno devastato il centro Italia potrebbero influenzare le scelte dell’acquisto di un immobile. E’ una cosa sacrosanta, ma a condizione di non farsi influenzare dai sensazionalismi dei media o dalle paure della collettività. Soprattutto bisogna informarsi, porsi delle domande e trovare risposte logiche.

Innanzitutto chiariamo che sebbene la sismicità di un territorio non sia uniforme, è bene non farsi influenzare troppo da quelle “cartine” con le macchie rosse e gialle che indicano un maggior rischio di terremoto, ad esempio in Umbria o in Irpinia. Sulla base di queste chi avrebbe mai immaginato che a Mirandola, nel cuore dell’Emilia, un sisma avrebbe causato tutta quella devastazione? Generalmente la sismicità di un territorio è stabilita da ricerche di natura geologica. Ma non è detto che l’assenza di una “faglia” e di caratteristiche geologiche sfavorevoli siano indice di “stabilità” di un territorio, e il terremoto in Emilia lo dimostra. Peraltro l’attività sismica non si manifesta solo in occasione del terremoto. Di fatto qualsiasi territorio è sempre “in movimento”, il terremoto altro non è che una repentina accelerazione di questo stato, tant’è vero che i sismografi dei vari centri adibiti a tale ricerca tracciano sempre irregolari linee a zigzag a indicare che qualsiasi angolo della terra è in continua attività sismica dovuto al lento spostamento delle faglie e del loro stato energetico. Dunque non deve essere il territorio la cosa che deve inquietarci. Inquietanti sono, semmai, i risultati dei sismi in Italia, e non solo per la tragica sequenza di immagini col quale si descrivono gli orrori e le tragedie di un popolo che subisce la furia della natura. Di veramente inquietante ci sono le contraddizioni di tali immagini, che pongono alcune domande (evito di porre quelle conseguenti a certi scandali come quello degli edifici pubblici costruiti col “cemento depotenziato”):

1 – come mai i centri storici, che fino a poco tempo fa hanno resistito per secoli a devastazioni, bombardamenti e terremoti anche più violenti son venuti giù come castelli di sabbia in occasione degli eventi sismici più recenti?

2 – perché ad Amatrice, in occasione del sisma del 24 agosto, alcuni edifici hanno resistito senza danni e altri costruiti con le stesse tecniche, gli stessi materiali, le stesse dimensioni e nelle stesse condizioni geologiche son crollati?

Alla prima domanda si può trovare una risposta nella variata distribuzione della popolazione all’interno dei vari centri urbani, che mostra un progressivo abbandono dei centri storici da parte dei “padroni di casa”, col risultato che le manutenzioni ordinarie e straordinarie vengono spesso rimandate o eseguite in economia, se non addirittura evitate. Ricordarsi che il peggior nemico di un immobile non è il terremoto, ma l’umidità. Ulteriore indizio che “il colpevole” della distruzione dei centri storici è la mancata manutenzione, non viene solo dai “padroni di casa” ma anche dalle pubbliche amministrazioni con le finanze in rosso che si trovano da anni costrette a economizzare sul mantenimento del patrimonio immobiliare.

Alla seconda domanda si può rispondere osservando le foto più trasmesse dai media: infatti si può notare che gli immobili distrutti sono per la maggior parte “schiacciati” dal peso del tetto. Questo spiega perché ad Amatrice molte “villette” costruite negli anni sessanta, senza alcun criterio antisismico e senza la tecnica del cemento armato siano rimaste indenni e costruzioni analoghe più recenti, con pilastri in cemento armato o precompresso su anime d’acciaio si siano ripiegate su se stesse. L’osservazione attenta di queste immagini sconfigge la credenza popolare che i crolli durante i terremoti siano dovuti ai cedimenti del terreno. A meno che non si apra una voragine sotto l’immobile o che l’epicentro si trovi proprio a pochi metri sotto, non è il movimento del terreno a far cedere l’immobile, ma l’inerzia della massa del tetto. E’ chiaro che le conseguenze di un terremoto sono più gravi per un immobile che già ha i classici danni (crepe) dovuti a assestamenti del terreno che nulla hanno a che vedere coi terremoti, e oggi vi sono vari metodi, non necessariamente costosi, che risolvono tali problemi restituendo all’immobile l’originaria capacità di resistere alle inerzie dovute a terremoti e assestamenti. Inoltre non è l’ondeggiamento delle pareti la causa principale dei crolli, anzi, più hanno la capacità di “ondeggiare elasticamente”, maggiore è la capacità dell’immobile a resistere al terremoto. Infatti le immagini di quegli immobili su più livelli coi tetti crollati ma con alcune pareti rimaste in piedi dimostrano che quelle parzialmente danneggiate lo sono in corrispondenza dei solai e delle coperture. Difficilmente si notano immobili con le pareti divise orizzontalmente a metà.

Queste considerazioni ci suggeriscono che per la sicurezza si possono studiare tutte le soluzioni possibili e immaginabili, ma a parte che qualsiasi soluzione deve nascere dalla mente di un professionista non solo per logica, ma per Legge, non è detto che queste soluzioni migliorino la situazione.

E’ chiaro che una costruzione più recente, in cemento armato e studiata con criteri antisismici fornisce una maggior garanzia di resistenza ai terremoti. Chi compra oggi un immobile con queste caratteristiche ha una maggior garanzia del buon risultato dell’investimento. Questo non significa che gli altri immobili siano un cattivo investimento. L’importante però – e questo vale anche per gli immobili “sicuri” – è che si curi la manutenzione e, soprattutto, non si eseguano “interventi fai da te” del tipo “metto una catena qui”, “rinforzo con una putrella lì”. Ad esempio è possibile notare diversi immobili in cui solai e balconate sono rinforzate da travi in ferro, evidentemente posticce. In occasione di queste “visioni” ci si dovrebbe chiedere se quelle travi siano state installate in conformità a un progetto approvato (quando esiste il progetto!), ed anche in questo caso occorre porsi la domanda se tali modifiche hanno tenuto conto dell’aggravio di peso dell’immobile stesso. Stessa considerazione vale per “gabbie” e “catene”: anche queste pesano. Possono rendere antisismici molti fabbricati, ma a condizione che l’installazione sia a regola d’arte, conseguenza di un progetto serio, eseguito da un progettista serio e approvato da uffici tecnici che facciano seriamente il loro lavoro.

Dott. Ing. Luca Passanisi




Pubblicato il: 14/11 /2016

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